lunedì 18 gennaio 2016

L'EGO DEL LEGO

Un giorno una persona mi regalò una composizione del legò. Piccola. Era il pensiero che contava.
Avere una persona che pensa a te, che si prende cura di te fa sentire il profumo anche in una stalla.
Mi ricordo che aprendo la scatola mi si disegnò il sorriso, in quell'istante ero felice.
Maneggiare quei piccoli pezzi arrivati per dono mi dava allegria ma una volta montato il kit preimpostato, presi l'oggetto, lo depositai sul comodino e ringrazia con un bacio. Tutte le volte che lo osservavo notavo che mancava qualcosa, che non era completo. Si era bello ma non completo e poi mi ritornava il sorriso pensando a quel bacio di gratitudine dato in risposta ad un pensiero ricevuto.
È bello avere una persona che ti ascolta mentre levi le maschere e sveli te stesso ma il solo ascolto non è gratificante, almeno per me.
Sono le aspettativeche fregano o forse sono proprio loro che illuminano la comprensione di noi stessi.
Entravo in camera ed era li che riempiva il comodino tra la lampada, il caricabatterie ed un libro abbandonato per altre ragioni che non erano la mancanza di voglia di lettura. Tra questi oggetti il lego occupato il suo spazio definito ma a me continuavano almeno aumentava, ogni volta che lo vedevo, ad esserci un grande senso di vuoto.
Quel regalo arrivò perchè mi aveva ascoltato una sera quando si parlava di ricordi. Gli dissi che da bambino giocavo al lego e che conservavo ancora i pezzi in un bidone in camera mia. Mi aveva ascoltato e per farmi piacere mi aveva regalato una scatoletta.
Mi aveva ascoltato ma non aveva scavato, non aveva compreso il mio bambino e quindi non aveva compreso me.
Il lego è libertà, è fantasia, è un gioco di incastri. È avere un obiettivo in testa, un sogno, e tramite i mattoncini, crearlo. Svuoti il bidone in terra e ti ritrovi una confusione di colori e forme diverse e tu sei li ad osservare quella confusione mentre nella tua testa è già tutto chiaro.
Il lego però è anche come la vita.
Tu hai tutto in testa, chiaro come il sole ma poi ci sono gli inghippi, i problemi, Le difficoltà, gli spazzi e i tempi che non collimano.
Li sta a te, al tuo genio, alla tua solitudine mentre sei seduto sul pavimento a cercare il pezzo giusto che può adattarsi al tuo creare,che può risolverti il problema.
È in quell’istante in cui sei fermo che si può rischiare di buttare tutto nel cesso. Non trovi il pezzo che vorresti, ti incaponisci perchè tutto non va come tu vuoi, perdi l’obiettivo finale ed inciampi sul problema di percorso.
Crack il gioco finisce.
È in quell'istante che devi dare libertà alla testa ed al cuore, scegliere un pezzo a caso e da li continuare senza schemi con la curiosità di vedere cosa succede. Lo incastri ed il problema è risolto.
All’atto finale cosa importa nella creazione se c’è uno spigolo in più o in meno?
L’importante è che la navicella spaziale voli.
Il vuoto che provavo nel vedere quell'oggetto sul comodino era il vuoto che c'era dentro di noi. Mi aveva ascoltato, si, ma non aveva scavato. Mi aveva pensato, si, ma non si era presa cura di me.
Non è una colpa è che semplicemente non eravamo allineati.
Pezzo uno si incastra in pezzo due, blocco tre si incastra in blocco quattro, alla fine metti il coperchio ed il gioco è finito. Pronto per essere posato sul comodino.
In quel pensiero, in quell'ascolto, in quel lego sul comodino non c’era la mia fantasia, la mia libertà, non c’ero io, come potevamo esserci noi?