giovedì 28 aprile 2011

SMARRITO E LUCIDO

La prima volta che ho sentito il respiro invadere i polmoni, avevo 6 anni, le orecchie erano assordate dai rimbombi di tutte le voci che si mischiavano in quella palestra, ed i miei occhi erano incollati alla mia futura passione. Non che fino ad allora non avessi mai respirato, in sei anni, tra risa, pianti e sogni raccontati, ne avevo consumato di ossigeno, ma fu quella volta che mi accorsi del tragitto che l’aria compie dentro di me per arrivare a riempire le spugne e concedermi il privilegio di vivere.
Era il primo giorno di scuola ed il mio desiderio era di fronte a me. Il mio primo desiderio, non di quelli che sogni per natale, incartati ed infiocchettati che giacciono sotto l’albero in attesa della mezzanotte. Questo era di più, era il sogno di condividere i miei più preziosi e gelosi giochi, era la metà mai avuta nelle mie fanciullesche solitudini passate con gli amici a giocare a biglie o a nascondino.
Capì immediatamente che tutte le mie certezze, se di certezze si può parlare a sei anni, erano crollate miseramente nell’istante in cui la vidi, ed insieme a loro crollarono le mie ginocchia che incominciarono a tremare timidamente. Troppe emozioni, fino ad allora a me sconosciute, arrivarono a presentarmi il conto della vita. Conobbi in un solo istante l’amore, la timidezza, l’incertezza, ed altre emozioni che in questo momento non so dividere da quell’uragano che mi travolse.
Disagio, ecco la parola giusta che può racchiudere quel fotogramma. Mai fino ad allora mi sentì a disagio con me stesso e con il mondo. Tutto, adesso, prendeva una nuova forma ed un nuovo peso, ed io non ero ancora pronto per affrontare quel cambiamento esistenziale, che mi faceva mettere il tutto, compreso il mio egoismo, in secondo piano. Adesso c’era lei e la situazione mi piaceva più dello zucchero filato.