giovedì 8 aprile 2010

THE DARK SIDE OF THE PINK

( Ispirato dal film THE WALL )


Lo ricordo bene, quel silenzio che mi urlava dentro facendomi graffiare con lo sguardo chiunque si avvicinasse.L'odore d'ospedale, medicine e morte che si respirava, camminando per quelle corsie dall' intonaco cadente, è ancora vivo nelle mie narici. La sento ancora addosso quella sedia nel corridoio, il tremore che provavo quando gli rimanevo seduto nell'attesa che la porta si aprisse e che la voce mi chiamasse. Ogni volta la stessa attesa, la stessa porta, la stessa sedia sempre più consumata e lucida, ogni volta una voce diversa che pronunciava il mio nome. Ricordo che odiavo il suono del mio nome uscire dalla bocca di quei lupi, l'eco che si generava rimbalzando tra le pareti vuote di quella stanza e che usciva disperdendosi nel corridoi, odiavo il dovermi alzare per dirigermi verso di loro, verso l'interrogatorio. Li trovavo sempre seduti dietro quella scrivania subito dopo l'uscio, in pose differenti, con gli occhiali al collo oppure in mano facendo l'azione d'indossarli o di levarli, chi aveva tra le dita una penna facendola roteare, chi invece la usava per il suo utilizzo naturale scrivendo su fogli di carta che poi spostava nella parte destra della scrivania facendo un gesto sgraziato con il braccio appena Io entravo. Li ricordo bene quegli scarabocchi neri e blu camuffati da appunti su sfondo bianco che strisciavano sul legno coperti dal palmo aperto della mano curata che li accompagnava nervosamente al mio apparire. Infine, come potrei mai dimenticare quell'espressione dipinta sul volto che li accomunava. Burattini in camice bianco con lo stesso falso sorriso che per scappare dalla propria pazzia studiavano quella degli altri giudicandola e classificandola in cartelle deposte in schedari a prendere polvere sino alla prossima visita. Non sopportavo quelle intrusioni ostinate che osavano alla mia intimità mentale come non sopportavo loro, bestie che vantavano diplomi e lauree appesi alle pareti e che a me sembravano solo trofei di caccia comprati al mercato delle pulci.
Cosa ne sapevano loro, come potevano solamente immaginare cosa provavo, come mi sentivo, quando la mattina mi svegliavo per affrontare la guerra della vita ed il primo pensiero nell'alzarmi dal letto era solo l'attesa della sera per ritornare a nascondere le orecchie nel cuscino, fuggire nel rifugio del sonno, lontano da quei mattoni che incatenavano la mia libertà.