venerdì 30 aprile 2010

FAVOLA PER ADULTI INCOSCIENTI

C'erano una volta, tanto tempo fa, delle persone che vivevano sotto lo stesso cielo e sopra la stessa terra. Mangiavano, lavoravano, consumavano e usufruivano del territorio in maniera disordinata. Un giorno, si resero conto che senza un ordine, senza un'idea di gestione dei propri bisogni ed esigenze, senza una condivisione di priorità e doveri comuni, insomma, senza un'idea di futuro, il loro territorio sarebbe stato destinato ad esaurirsi in breve tempo. Quel giorno decisero che era arrivato il momento di sedersi in circolo per poter parlare e confrontare le proprie idee, per poter arrivare ad avere una risposta alla domanda che i loro figli gli facevano ogni giorno

- Papà, Mamma, domani cosa facciamo ? Cosa mangiamo, domani ….... domani …Mamma,Papà .... domani?-.

Sedute in circolo, la persone, in breve tempo, si resero conto che la linea curva che li aveva uniti facendoli sedere dubbiosi e speranzosi, parola dopo parola, subiva delle mutazioni dovute alle divergenze nella visione futura comune. All' inizio, pian piano in un brusio, poi bruscamente urlando, quella linea cambiò il suo corso.
Il cerchio divenne un' ellisse. chi tirava da una parte, chi dal' altra ed in breve tempo la linea curva smise di essere tale e si tramutò in una linea a zigzag. Già, a zigzag, perché tra chi tirava da una parte e chi tirava dal' altra, ci fu anche chi, non contento delle posizioni nate, cominciò a spingere, chi da una parte e chi dal' altra. Quella nuova linea, adesso, era diventata un unione di spigoli prendendo la sembianza di una stella, simile alla stella cometa ma senza coda.
Si sa che senza il lubrificante anche l'ingranaggio migliore è destinato ad usurarsi e quindi rompersi.
Stessa sorte ebbe presto anche la stella perché a furia di tirare e spingere, gli spigoli, stanchi di sopportare un tale stress, arrivarono a spezzarsi dividendo l' unica linea in tante linee più piccole e disunite.
Fu l'inizio del caos.
Le parole divennero insulti e le voci si tramutarono in urla.

I sorrisi dei bambini dov' erano finiti ? Ed i loro domani?

Tra le urla e gli insulti si fece breccia la rabbia che chiuse le menti pensanti riducendole a soli miseri istinti primordiali. Gli adulti, grazie alla rabbia, si erano dimenticati il motivo che li aveva fatti riunire in circolo, avevano dimenticato che quel cerchio , ormai distrutto, era nato per trovare un futuro comune per i loro figli.
Adesso , gli adulti, pensavano solo al loro presente, a come poter dominare le altre linee per alimentare il proprio Ego.

Dei bambini, del loro futuro, dei loro sorrisi ormai tramutati in visi tristi, dei loro vagiti, non interessava più a nessuno.

Tra tutte , una mente fu più arguta e veloce delle altre. Senza remore riuscì, con il carisma e l'inganno, ad avere la supremazia sul resto delle persone ormai allo sbando.
Sotto quel cielo e sopra quella terra, nessuno più urlava, la rabbia si trasformò in paura, l'Ego in ossequio e le voci divennero bisbigli ascoltate da orecchie tese al controllo.
Il silenzio divenne il suo Inno !
Fu l' inizio dell' ordine, il suo ordine !
Ogni sua esigenza divenne obbligo altrui, ogni suo vizio un desiderio da soddisfare senza giudizio e così a breve anche le persone cambiarono aspetto. Alcune camminavano sulle ginocchia con le mani giunte e le dita puntando il cielo, altre camminavano tenendo la fronte rivolta verso i loro piedi, avendo cura di tenere il mento contro il petto, evitando così di poter parlare e quindi divulgare il proprio pensiero. Chi stava meglio era chi utilizzava gli arti inferiori per la loro intera lunghezza. Aveva capito che se faceva appoggiare le cosce ed i polpacci a terra, utilizzando anche i gomiti e le mani per spostarsi, avrebbe avuto meno difficoltà a raggiungere le briciole che gli venivano lanciate . L'unico inconveniente erano i calli alle ginocchia ed ai gomiti ma a quelli ci si abituava subito e per la digestione bastava girarsi di schiena a pancia all' aria in attesa di qualche carezza da parte del lanciatore di briciole.
Si sa che senza il lubrificante anche l'ingranaggio migliore è destinato ad usurarsi e quindi rompersi.
Stessa sorte ebbe presto il lanciatore di briciole perché è vero che se abitui lo stomaco a mangiar poco, in breve tempo lui si adatta alla quantità di cibo lanciata ma è anche vero che lo stomaco non comanda il fegato. Si sa che il fegato rosica, rosicando si infiamma, le fiamme fanno urlare di dolore ed il dolore istiga le masse ! L' inno del silenzio fu stracciato e le persone ricominciavano a ritornare alla loro postura originale. Tutti in piedi a testa alta si appropriarono, con canti festanti, dell'intera forma di pane che il lanciatore di briciole teneva custodita nella sua reggia. Quando le persone videro i propri figli piangere, si accorsero della loro idiozia nell'aver loro negato il futuro. In segno di scuse presero il loro Ego, ne fecero un monumento con la faccia del lanciatore di briciole e lo misero al centro della piazza centrale del paese.

Quel giorno, quelle persone divennero una comunità, una famiglia allargata.

Ad ogni problema ci si sedeva in circolo nella piazza centrale con in mezzo il monumento ed in quel circolo tutte le persone avevano diritto a stare. Incominciarono a confrontare in maniera propositiva ogni loro idea e al primo accenno di egocentrismo di uno di loro, tutta la comunità, gli indicava il monumento facendogli capire che stava entrando in errore.
Da quel giorno, intere generazioni di bambini continuano a ridere e divertirsi sotto lo stesso cielo e sopra la stessa terra.

martedì 13 aprile 2010

DESTINO

Il destino non esiste, è solo la conseguenza di ogni decisione.
Non voglio e non posso credere che a questo mondo ci sia una regia prestabilita che decida ogni mia azione, che custodito da qualche parte ci sia un libro impolverato che nasconda al suo interno tutti i miei passi futuri come se questa vita fosse niente altro che una proiezione di un film in visione su qualche schermo per chissà quale entità che seduta in poltrona ride diabolicamente ad ogni mia disavventura ed invidiando ogni mio successo.
Certo che all'occorrenza è comodo avere un'alleato da tradire nel momento più opportuno, una splalla innocuoa che cammini al nostro fianco al quale puntare il dito nelle situazioni peggiori e dato che è pericoloso incolpare dei nostri fallimenti un' altro essere vivente perchè quest'altro potrebbe tranquillamente smascherarci producendo prove attendibili ed alibi inconfutabili che rivelano la sua innocenza, noi ci creiamo un fantomatico colpevole al quale diamo il nome Destino, il nostro complice migliore, il muto e fidato incassatore al quale releghiamo tutte le nostre sconfitte. Ingiudicabile perchè supremo ed inaffondabile come un salvagente in alto mare in mezzo alla tormenta, Lui si dona alle nostre esigenze tenendoci a galla e non facendoci affondare nel marasma dei nostri guai.

giovedì 8 aprile 2010

THE DARK SIDE OF THE PINK

( Ispirato dal film THE WALL )


Lo ricordo bene, quel silenzio che mi urlava dentro facendomi graffiare con lo sguardo chiunque si avvicinasse.L'odore d'ospedale, medicine e morte che si respirava, camminando per quelle corsie dall' intonaco cadente, è ancora vivo nelle mie narici. La sento ancora addosso quella sedia nel corridoio, il tremore che provavo quando gli rimanevo seduto nell'attesa che la porta si aprisse e che la voce mi chiamasse. Ogni volta la stessa attesa, la stessa porta, la stessa sedia sempre più consumata e lucida, ogni volta una voce diversa che pronunciava il mio nome. Ricordo che odiavo il suono del mio nome uscire dalla bocca di quei lupi, l'eco che si generava rimbalzando tra le pareti vuote di quella stanza e che usciva disperdendosi nel corridoi, odiavo il dovermi alzare per dirigermi verso di loro, verso l'interrogatorio. Li trovavo sempre seduti dietro quella scrivania subito dopo l'uscio, in pose differenti, con gli occhiali al collo oppure in mano facendo l'azione d'indossarli o di levarli, chi aveva tra le dita una penna facendola roteare, chi invece la usava per il suo utilizzo naturale scrivendo su fogli di carta che poi spostava nella parte destra della scrivania facendo un gesto sgraziato con il braccio appena Io entravo. Li ricordo bene quegli scarabocchi neri e blu camuffati da appunti su sfondo bianco che strisciavano sul legno coperti dal palmo aperto della mano curata che li accompagnava nervosamente al mio apparire. Infine, come potrei mai dimenticare quell'espressione dipinta sul volto che li accomunava. Burattini in camice bianco con lo stesso falso sorriso che per scappare dalla propria pazzia studiavano quella degli altri giudicandola e classificandola in cartelle deposte in schedari a prendere polvere sino alla prossima visita. Non sopportavo quelle intrusioni ostinate che osavano alla mia intimità mentale come non sopportavo loro, bestie che vantavano diplomi e lauree appesi alle pareti e che a me sembravano solo trofei di caccia comprati al mercato delle pulci.
Cosa ne sapevano loro, come potevano solamente immaginare cosa provavo, come mi sentivo, quando la mattina mi svegliavo per affrontare la guerra della vita ed il primo pensiero nell'alzarmi dal letto era solo l'attesa della sera per ritornare a nascondere le orecchie nel cuscino, fuggire nel rifugio del sonno, lontano da quei mattoni che incatenavano la mia libertà.

mercoledì 7 aprile 2010

FELICEMENTE RINCHIUSO

Il ticchettio continuo delle gocce sulle tegole alternato al rilascio del getto d'acqua incanalato nel vaso di scolo che dal tetto si dirige nel prato, il frustare del vento sulle persiane che si lamentano cigolando mentre ondeggiando creano l'intermittenza di luce sulla parete dove dimorano i quadri illuminati dal faro del viottolo che ti indica il cammino quando lo percorri ogni giorno per entrare ed uscire dal tuo nido, i quadri che ad ogni intermittenza ti svelano i tratti nascosti dell'artista che magicamente riaffiorano sfumando i contorni che non avevi mai notato e che Lui aveva studiato minuziosamente aggiungendo ogni pennellata solo per l' urgenza di quell'emozione che l'ha ispirato, ed infine la persona che ami che si avvolge al tuo corpo condividendo con te i brividi di freddo ed il calore generato dal dono della vita. Ecco alcune volte ringrazio il Sole di regalarmi tutto questo decidendo di nascondersi dietro le nuvole che accompagnano il diluvio.